Le parole giuste contro la sindrome del tramonto: strategie di uno psicologo a domicilio

Quando si parla di demenza, delle conseguenze dovute a malattie come Alzheimer, Parkinson e ictus cerebrale, si pensa spesso solo ai problemi cognitivi, alla memoria, o alle difficoltà motorie. Ci sono invece aspetti psicologici e comportamentali altrettanto importanti: ansia, aggressività sia verbale che fisica, agitazione (anche notturna), affaccendamento o, all’opposto, l’apatia totale, sono i principali sintomi psico-comportamentali che le associazioni Alzheimer Ravenna, A.L.I.Ce Ravenna e Ravenna Parkinson affrontano ormai da un anno con psico-consulenze a domicilio.

Il Centro Disturbi Cognitivi Demenze – Distretto di Ravenna, Ausl Romagna, individua i casi e indirizza il progetto coordinato dalla psicologa Mariaconcetta Lombardo. “Ci sono utili strategie per gestire tali problematiche – spiega -. Questo percorso cerca di risolvere le criticità rivolgendosi principalmente ai caregiver”.  Il progetto si esplica primariamente con consulenze a casa, per esplorare l’ambiente in cui vivono i pazienti e per confrontarsi sulle modalità di approccio relazionale e comunicativo dei caregiver. 

L’ambiente conta molto per chi soffre di disturbi neurologici. “La televisione a volume alto o con programmi rumorosi, per esempio, può agitare il malato, confonderlo – spiega la psicologa -. Noi cerchiamo di aiutare i familiari a trovare strategie ambientali, comunicative e relazionali partendo dagli aspetti che affaticano maggiormente nella gestione del proprio caro. La stessa cosa vale per le stanze troppo silenziose, poco illuminate, che potrebbero trasmettere una sensazione di paura o noia; in quei casi sarebbe sufficiente un ambiente luminoso con una musica gradita e rilassante di sottofondo”.

Parallelamente c’è il lato della comunicazione. Le parole giuste, di fronte alla manifestazione di un disagio, possono fare la differenza. “Spesso a mettere maggiormente in difficoltà i familiari è la sindrome del tramonto, quando all’improvviso, nel pomeriggio, i pazienti esprimono il desiderio di tornare a casa, o dicono di voler vedere la mamma. Cercare di convincerli che già si trovano nella propria abitazione è la reazione istintiva dei caregiver, ma non sortisce quasi mai nessun effetto positivo. In questi casi è più importante rassicurarli, per esempio dicendo loro che ‘andremo insieme più tardi dalla mamma, prima mangiamo qualcosa’, e tranquillizzarli dicendo loro anche qualche piccola bugia a fin di bene: ‘la mamma è uscita a fare la spesa’… in altri casi una passeggiata fuori in cortile può creare quello shift di ambiente che aiuta a scaricare l’ansia. Si potrebbero invece innescare dinamiche che accentuano l’agitazione quando si insiste nel volerli convincere che la madre non c’è più, oppure, se li si accompagna a vedere la casa dell’infanzia, dove cercherebbero invano i propri genitori.

Inoltre per i pazienti con demenza, da gennaio 2021, in collaborazione con il CDCD di Ravenna (Ausl Romagna) e con i Comuni di Ravenna, Cervia e Russi, è iniziato un ulteriore progetto specifico a domicilio, per aggirare il problema dell’isolamento dovuto alla pandemia. Lo psicologo a domicilio in questo caso è Francesco Ritacca, che ha seguito, fino a questo momento, 15 progetti domiciliari da sei incontri ciascuno: “Abbiamo pensato alle persone che hanno difficoltà con la tecnologia – continua la dottoressa Lombardo – In questo caso, il collega va a casa dei pazienti affetti da demenza per condurre attività mirate: cognitive, socio-relazionali, occupazionali”. Camici, mascherine e tutte le precauzioni ed indicazioni sanitarie necessarie per contrastare il rischio contagio hanno permesso di avviare il progetto: “Ora, nonostante siano ripartite le attività in gruppo, stiamo pensando di continuare il servizio – conclude la psicologa -. La paura del Covid potrebbe frenare la partecipazione agli incontri collettivi. Così, non lasciamo indietro nessuno”.