Nell’ultimo anno l’associazione non si e’ fermata.
È passato oltre un anno da quando il Covid ci ha sorpresi. Prima, come Associazione Alzheimer Ravenna, ci incontravamo settimanalmente, c’erano i gruppi delle “Palestre della mente”, gli “Spazi incontro”, i “Pomeriggi in compagnia” , l’arteterapia, la musicolterapia , l’attività motoria… e d’estate portavamo i nostri anziani sotto l’ombrellone. La pandemia ha cambiato il modo in cui, in collaborazione con Centro Disturbi Cognitivi Demenze dell’ Ausl Romagna del Distretto di Ravenna ,con i Comuni di Ravenna Cervia e Russi , si propongono specifici interventi psicosociali per le persone con decadimento cognitivo, per supportare, sostenere , informare e tutelare i malati e i loro familiari. Non ci siamo mai fermati, nonostante tutto: ci siamo visti mantenendo contatti pro attivi e di vicinanza dai monitor di casa, abbiamo fatto ginnastica, arteterapia e musicoterapia via video, proposto stimolazione cognitiva e attività di reminiscenza, trovato nuove idee e progetti per non sentirci soli.

Elisabetta Fanti è una dei quattro psicologi e psicologhe (con Mariaconcetta Lombardo, Alice Rava e Francesco Ritacca) che da anni seguono gli iscritti dell’Associazione Alzheimer Ravenna e che in questi mesi ci hanno aiutato a reinventare le nostre attività a prova di Coronavirus. «Prima del lockdown gestivamo i gruppi in presenza, organizzati con il coordinamento dell’Ausl Romagna , Centro Disturbi cognitivi Demenze e il sostegno dei tre Comuni del territorio e di tutta la Rete dei Servizi territoriali – spiega -. Funziona così: una persona, in genere, capisce di avere difficoltà e si rivolge al medico di base o al geriatra, che vista la problematica invia al Centro Disturbi Cognitivi e Demenze. In base alla valutazione medica e psicologica, neuropsicologica e psicosociale viene proposto specifico intervento post diagnostico individuale o di gruppo a sostegno della persona stessa affetta da deficit cognitivo e della sua famiglia.

Con il Covid ecco che cosa è accaduto quando gli incontri in presenza si sono dovuti fermare. «Inizialmente c’era ironia, si sdrammatizzava, i familiari vedevano come positivo il poter trascorrere più tempo insieme ai propri cari malati, non senza però già una certa ansia e preoccupazione. Per tutte le persone e anche per i casi più compromessi a livello cognitivo e funzionale, noi psicologi con i soci dell’Associazione e i referenti dello specifico Servizio Aziendale, abbiamo sviluppato strumenti per fronteggiare la distanza. Nei primi mesi – racconta la dottoressa Fanti – abbiamo fatto monitoraggio e contatto clinico pro-attivo telefonico, anche con sms e videochiamate con lo scopo di mantenere continuità relazionale ed individuare eventuali situazioni di necessità.
Nei mesi successivi abbiamo creato video, depliant informativi e psicoeducativi rivolti ai familiari per non farli sentire soli, aiutandoli ad alleggerire il peso dell’isolamento, gestire le difficoltà e l’ansia, proponendo strumenti e attività da poter svolgere al domicilio col proprio caro. A settembre abbiamo avuto la possibilità di riprendere i gruppi in presenza, rispettando i protocolli di prevenzione anti-covid come da istruzione operativa specifica dell’Ausl Romagna. Nel giro di poche settimane ci siamo ritrovati di nuovo tutti chiusi, tutto ciò ha stimolato nuove formule».
Siamo arrivati a gennaio… «E’ nato il progetto “Mindfulness”, sei incontri su zoom con 14 familiari di persone seguite dalle tre associazioni Alzheimer, Parkinson e A.L.I.Ce., un modo per trovare quiete e benessere nella quotidianità». E’ iniziata anche l’attività degli psicologi a domicilio, che prosegue tutt’ora.
«Il contatto è possibile anche a distanza – spiega la psicologa -. Anche persone non più giovani si sono approcciate alla tecnologia in modo dinamico, restando in contatto via telefono nonostante non fosse possibile uscire di casa. Questo ci ha permesso di conoscere le varie realtà domiciliari, durante le videochiamate ci vedevamo dalle nostre abitazioni, c’è stata una maggiore intimità. Nel mio caso, le videochiamate le ho fatte mostrando due galline che mi avevano regalato».
Alla lunga, però, non vediamo l’ora di vederci in presenza. Il gruppo ha un valore aggiunto, come spiega la nostra psicologa: «Dà energia, è divertente e stimolante. E’ importante per affrontare l’impatto psicologico dopo la prima diagnosi, serve per sdrammatizzare, accettare la malattia e puntare a recuperare le capacità residue». Speriamo di potere ripartire presto con le “Palestre della mente”, gli “Spazi incontro” e le altre attività psicosociali. organizzate a Ravenna, Cervia e Russi. Le “Palestre della mente” e gli “Spazi incontro” sono rivolti a persone con decadimento cognitivo, che si incontrano due volte a settimana per allenare le attività cognitive con esercizi specifici, ma soprattutto per continuare a stimolare le capacità relazionali. Oltre allo psicologo sono presenti un operatore socio sanitario e un operatore di Scienze Motorie. Tra le attività psicosociali troviamo “le merende”, chiamati “Pomeriggi in compagnia”, dedicati alle persone un po’ più gravi, focalizzati sulla socializzazione, la relazione e l’aspetto conviviale, con incontri motori, di musicoterapia e arteterapia. Incrociamo le dita.